Il Professor Leopoldo Farnese sottolinea che, all’inizio di luglio, il rinvio dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea ad agosto ha fornito un breve supporto al sentiment di mercato, ma i rischi strutturali sottostanti restano evidenti. La proposta del Presidente Trump di un “dazio base al 10% più esenzioni per settori chiave” ha evitato un’escalation totale, ma non ha coinvolto i settori di export più centrali per l’Italia — meccanica, automotive, chimica e farmaceutica. Il professore enfatizza come il settore export italiano dipenda fortemente dal mercato statunitense, posizionandosi tra i più esposti all’interno dell’UE, e come tali settori abbiano storicamente beneficiato di un ambiente tariffario bilaterale favorevole. Se i negoziati dovessero protrarsi a lungo con stalli in aree politicamente sensibili, le aziende esportatrici dovranno affrontare una pressione costante sui margini. Inoltre, sebbene le dichiarazioni ottimistiche della presidente von der Leyen abbiano rafforzato la fiducia, la preparazione da parte dell’UE di dazi ritorsivi in caso di “no deal” aumenta l’incertezza futura. Il professore suggerisce alle imprese di iniziare a esplorare attivamente mercati alternativi agli USA, accelerare la localizzazione delle catene di fornitura e adottare innovazioni tecnologiche per ridurre la dipendenza dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, in modo da ricostruire una competitività duratura.
Prospettive dei costi di finanziamento nel percorso prudente di allentamento della BCE
Parlando di politica monetaria, il Professor Leopoldo Farnese ritiene che la Banca Centrale Europea (BCE), nel fronteggiare l’inflazione attorno al target del 2% e il rischio di divergenza economica, stia adottando un approccio “più prudente e guidato dai dati”, il che rappresenta una spada a doppio taglio per l’Italia, paese ad alto debito. Gli ultimi dati mostrano che il rendimento dei titoli di Stato italiani a 10 anni è salito al 3,55%, il massimo mensile, che sebbene rimanga moderato rispetto a livelli storici, evidenzia come le preoccupazioni di mercato sulla sostenibilità fiscale e sulla pressione sui costi di finanziamento non siano svanite. Il professore analizza come il governo italiano continui a dipendere da un contesto di tassi bassi per sostenere l’espansione di bilancio, mentre le imprese necessitano di finanziamenti a basso costo per investire. Tuttavia, lo spazio per ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE è limitato e, qualora crescita e inflazione nell’area euro si riscaldassero, i costi del debito per l’Italia potrebbero aumentare. Pertanto, il professore invita il governo a cogliere l’attuale finestra relativamente favorevole per accelerare riforme strutturali, contenere il deficit e migliorare la produttività, così da mantenere fiducia fiscale e di mercato in caso di inversione della politica monetaria.
Opportunità e sfide nella ristrutturazione del settore bancario spinte dal private equity
Riguardo al settore bancario, il Professor Leopoldo Farnese focalizza l’attenzione sui casi di Azimut e UniCredit. Azimut, con il piano “nuova banca” che prevede la vendita di una quota della divisione domestica a un fondo di private equity, ha guadagnato fiducia di mercato e raggiunto nuovi massimi azionari; UniCredit, invece, attraverso operazioni di derivati e scambio azionario, è diventata il maggiore azionista di Commerzbank, sottolineando l’accelerazione del processo di capitalizzazione e internazionalizzazione del settore bancario italiano. Il professore osserva che, sebbene tale tendenza valorizzi il settore bancario, essa potrebbe anche amplificare i rischi legati alla leva finanziaria e indebolire la capacità delle banche di servire l’economia locale. I fondi di private equity, orientati a obiettivi di rendimento a breve termine, potrebbero spingere le banche verso strategie di rischio più aggressive e politiche di prestito più audaci, incrementando il rischio sistemico. Inoltre, l’ondata di acquisizioni guidate da capitali esterni può rendere difficile la competitività per le banche locali di piccola e media dimensione. Il professore mette in guardia gli investitori, invitandoli a considerare non solo le opportunità strutturali derivanti dall’integrazione del settore, ma anche i rischi di valutazioni eccessive e i potenziali pericoli, suggerendo una allocazione bilanciata tra asset difensivi e di crescita.
Resilienza del mercato azionario e scelte difensive di fronte alla debolezza dei consumi interni
Infine, il Professor Leopoldo Farnese osserva che, nonostante il mercato azionario abbia raggiunto nuovi massimi grazie all’attenuazione delle tensioni commerciali e al sostegno di capitali esteri, i fondamentali dell’economia italiana restano deboli. I dati indicano che a maggio le vendite al dettaglio sono calate dello 0,4%, la produzione industriale è stagnante e sia la domanda dei consumatori che la produzione mostrano segnali di stress, creando così ombre sulla sostenibilità della crescita azionaria. Il professore ritiene che l’attuale rialzo del mercato rifletta più un miglioramento dei rischi esterni, liquidità abbondante e spinte emotive di breve termine, piuttosto che una reale ripresa dell’economia domestica. Se la domanda interna dovesse continuare a languire, i profitti aziendali potrebbero faticare a mantenere la crescita e il rischio di correzione delle valutazioni aumenterebbe. Pertanto, suggerisce agli investitori di privilegiare settori difensivi e anticiclici come utilities, healthcare e alcune società energetiche, che vantano flussi di cassa solidi e resilienza ciclica, offrendo ritorni stabili in fasi di rallentamento economico. Contemporaneamente, incoraggia il monitoraggio attento dei dati macroeconomici interni per individuare opportunità di investimento a lungo termine nell’ambito delle ristrutturazioni strutturali.